Il territorio di Biccari mostra, come del resto tutti i Monti Dauni, tracce di popolamento stabile sin da epoca preistorica.
Il sito più importante dell’area finora individuato, riferibile al Neolitico antico (VI millennio a.C.) è sicuramente quello ubicato in Località Serra di Cristo, sulla sommità di un’alta collina a circa 4,5 km a sud-est dell’abitato di Biccari.
Si tratta di un villaggio a carattere stagionale frequentato nei mesi caldi da comunità di agricoltori neolitici stanziati nella vallata sottostante tra cui si ricorda la famosa “signora neolitica di Biccari”, una donna deposta in una tomba a grotticella accompagnata da un ricco corredo funerario e da resti di offerte animali. Stesse caratteristiche di stagionalità presenta il villaggio neolitico del V millennio a. C. ritrovato in Località Boschetto, lungo la riva destra del Canale Organo, a 700 m s.l.m., uno dei siti neolitici più alti della Puglia.
È probabile che pure in questa zona, come altrove, si affermino piccoli agglomerati impiantati soprattutto lungo le vie d’acqua, in località strategicamente idonee al controllo di guadi e vie di comunicazioni, sulle sommità di colline o in punti naturalmente fortificati da dove controllare le vallate sottostanti . Questo sistema di nuclei di abitato sparsi mantengono il loro assetto fino alla metà del IV sec. a. C., quando, in seguito al contatto con i Romani, avviene il passaggio verso un insediamento più compatto, circoscritto in un’area relativamente poco estesa e difeso da fortificazioni, con una viabilità più regolare e con l’organizzazione dei settori necessari allo svolgimento della vita civile, economica e religiosa.
In questi anni il popolamento daunio è attestato dalla stele antropomorfa in arenaria ritrovata in località Femmina Morta e dagli insediamenti di fase arcaica e dai santuari rurali sparsi sul territorio.
In epoca ellenistica si assiste a un notevole incremento di fattorie e necropoli, mentre continua la fortuna dei santuari precedenti. La spinta decisiva verso forme più propriamente urbane è data dall’introduzione dei nuovi modelli esplicitamente attestati dalle nuove colonie latine, fra cui quella di Luceria, dedotta nel 315-314 a. C..
È da questo momento che il territorio di Biccari entra a far parte dell’ Ager Lucerinus. L’età romana vede la nascita di numerose fattorie di nuova ubicazione, mostrando un notevole rigoglio in età imperiale. Per il periodo tardo-antico molte ville di età romana vengono rioccupate e ristrutturate; sono meno numerose rispetto a quelle dei secoli precedenti ma al tempo stesso sono di dimensioni maggiori (come quelle individuate in località Masseria San Pietro, Femmina Morta e Renzone).
Poco sappiamo del periodo medievale. Il rinvenimento di un bracciale in rame, conformato a doppia cintura e nella parte posteriore ad un’unica fascia, recante inciso un nome femminile (Didona) potrebbe indicare la presenza di una o più tombe sulle falde del Monte Sant’Elena a sud del Vulgano; l’oggetto potrebbe essere databile ad età alto-medievale e riferibile ad un orizzonte culturale longobardo.
Il sito medievale più importante è indubbiamente Tertiveri, frazione del Comune di Biccari, situata a circa 5 chilometri a Nord-Est dal paese. La medievale Tortiboli, di cui oggi sono visibili solo i resti di una casa-torre, nasce nel 969 come sede suffraganea dell’arcivescovato di Benevento e si consolida poi nel corso dell’XI secolo come “città di frontiera”, posta tra il territorio riconquistato dai Bizantini e il vicino Principato longobardo di Benevento.
Concessa nel 1296 da parte del re Carlo II d’Angiò ad Abd el Aziz, un musulmano della vicina Lucera, venne probabilmente abbandonata durante il XIII secolo e nel XV il vescovato di Tertiveri venne formalmente unito a quello di Lucera.
Una certa importanza dovette averla, nell’organizzazione del territorio a partire dal X-XI secolo il monastero di San Pietro in Vulgano, i cui ruderi erano ancora parzialmente conservati fino agli anni ’60 del Novecento. Il monastero insiste sul sito precedentemente occupato da una grande villa di età romana.
Sicuramente il monastero esisteva già nel 1054, quando una vedova dal nome Sikelgaita, abitante di Vaccarizza, offrì i suoi averi alla suddetta chiesa, “que situm est non longe a cibitate Vicari”.
È questa la prima volta in cui il nome di Biccari appare nelle fonti scritte. Sappiamo che in questo periodo il comprensorio entra a far parte della sfera di influenza dei bizantini. Sono questi infatti gli anni in cui il catepano Basilio Bojoannes organizza una serie di avamposti militari lungo i confini con il principato di Benevento.
Negli stessi anni il vicario del catepano, Bisanzio de Alferana, crea 2 nuclei o avamposti difensivi imperniati attorno a 2 torri di avvistamento, la torre di Castelluccio Valmaggiore e quella di Biccari, entrambe ancora conservate.
Il nucleo originario di Biccari così formatosi, viene dapprima fortificato da Pergamo, un ufficiale normanno dell’esercito di Roberto il Guiscardo, e successivamente esteso con Guglielmo d’Altavilla, nipote di Roberto il Guiscardo.
Da questo momento in poi la storia di Biccari è caratterizzata dal dominio di diverse signorie, tra cui ricordiamo quelle delle famiglie Stendardo e Caracciolo.
Nel 1772 il feudo passa alla Regia Corte di Napoli e nel 1860, dopo una rivolta sedata nel sangue, entra a far parte dell’Italia Unita.