Un anno fa l’inizio della guerra. Il racconto di Yurii Bondariuk, a Biccari nel Foggiano, con moglie e nipotino
L’alba livida e tragica del 24 febbraio di un anno fa è ancora scolpita nella mente di Yurii Bondariuk e Iryna Shevliakova che hanno un ricordo struggente dei bombardamenti quando l’esercito russo invase l’Ucraina. Dopo essere fuggiti dalla guerra, hanno trovato la loro nuova casa nella parrocchia della cattedrale Maria Santissima Assunta a Biccari, paesino abbarbicato sulle pendici dei Monti Dauni. «Eravamo nella nostra abitazione a Kiev – raccontano – e pur avendo avuto qualche sentore di un probabile attacco mai avremmo pensato che tutto sarebbe diventato tremendamente vero e sconvolgente. In preda al terrore, scendemmo nei sotterranei. Cominciò un incubo senza fine, tra paura e sgomento». Dopo aver vissuto i primi giorni angoscianti della guerra, Yurii e sua moglie Iryna presero per mano il nipotino Andrii di 12 anni e lasciarono Kiev. Una decisione sofferta, ma unica via d’uscita in quel momento drammatico per mettersi al riparo. Hanno affrontato così un lungo viaggio e un salto nel buio, tra mille peripezie, arrivando a Foggia il 7 luglio scorso per essere ospitati nella Casa di Abraham e Sarah. Un mese dopo don Leonardo Catalano, parroco della cattedrale di Biccari, li ha accolti con tanto affetto e amore fraterno in un alloggio all’interno della canonica utilizzato altre volte per dare asilo ad alcune famiglie disagiate.
«Non finiremo mai di ringraziare don Leonardo e la gente di Biccari per il loro calore umano e la benevolenza», dice Yurii Bondariuk, 62 anni, medico specializzato in patologie della colonna vertebrale. Un luminare della sua materia, che a Kiev lavorava in un importante ospedale. «La guerra ci ha colto tutti di sorpresa sconvolgendo le nostre vite. Tra i bombardamenti e i missili che piovevano dal cielo, il suono inquietante delle sirene, siamo stati costretti ad abbandonare le nostre case per nasconderci nei rifugi improvvisati o nella metropolitana. Ho visto paura e smarrimento negli occhi dei bambini, delle donne e di tanti anziani stravolti dallo sconforto e dalla sofferenza». All’inizio del marzo scorso, Yurii e Iryna hanno messo nella valigia di fortuna alcuni vestiti e lo stretto necessario per fuggire dall’Ucraina. «Nei primi giorni di guerra abbiamo portato con noi nei rifugi il nipotino Andrii – dichiara il signor Bondariuk -. Il papà Alessandro, ingegnere, ha indossato la mimetica per difendere la patria. Natalia, la mamma che fa il notaio, è rimasta a Kiev insieme agli altri due figli Sofia e Artiom. Quando siamo partiti con l’auto verso la Polonia dove ci aspettava una nostra conoscente, abbiamo avuto appena il tempo di salutarci e di abbracciarci tra le lacrime e il cuore gonfio di emozione».
Separarsi dalla propria terra è stata durissima. «Ci siamo fatti tutti e tre coraggio – sottolinea Iryna Shevliakova, 62 anni – Arrivati in Polonia abbiamo purtroppo avuto un incidente con l’auto. Dopo parecchie settimane siamo potuti ripartire verso Praga per raggiungere l’Italia. Viviamo ora in questa confortevole dimora grazie alla generosità di don Leonardo. La gente di Biccari e i parrocchiani sono stati molto gentili e disponibili nei nostri confronti, con spirito di solidarietà e amicizia. Siamo contenti per Andrii che frequenta la prima media, ma allo stesso tempo segue a distanza le lezioni dall’Ucraina per restare al passo con gli studi. Il nostro pensiero va a chi non c’è più, soprattutto ai bambini innocenti che hanno perso la vita». Don Leonardo è entrato subito in sintonia con questi nonni amorevoli e coraggiosi che insieme al nipotino stanno cercando di ritrovare un po’ della serenità perduta. «Ci siamo aperti all’accoglienza, alla tenerezza e alla vicinanza attiva e creativa – spiega il parroco di Biccari – È importante far sentire a questi amici ucraini tutta l’umana comprensione della nostra comunità. Come diceva don Tonino Bello “amare il prossimo è il sale della vita”». La speranza pervade i cuori di Yurii Bondariuk, di Iryna Shevliakova e del piccolo Andrii: «Preghiamo affinché la pace trionfi e l’Ucraina ridiventi un paese libero. Desideriamo ritornare a Kiev per riabbracciare i nostri cari».
Fonte: Corriere.it