Il piccolo centro diventa un modello a livello mondiale: niente case a un euro, ma rilancio di competenze e tradizioni
Non sono le case a un euro a far rinascere i borghi. Lo dice chiaro e tondo Gianfilippo Mignogna, sindaco di Biccari: il fatiscente non attrae nessuno.
«Piuttosto il primo agente di sviluppo locale di un territorio è la sua comunità», spiega questo giovane primo cittadino in carica da 13 anni nel paesino pugliese a 500 metri su quel mare che se va bene lo vedi con il binocolo. Eppure, Biccari piace.
Sarà per questo che il modello Biccari sta facendo parlare di sé. Anche al di là dell’Oceano. È soprattutto l’Argentina a essersi accorta del paesino ai piedi del monte Cornacchia. «Tantissime le manifestazioni di interesse – racconta Mignogna -: quattordici immobili già acquistati, prezzo medio 20mila euro».
Il sindaco si sta muovendo bene: «Ci siamo concentrati più che sulle cose da fare, sulle persone da coinvolgere, per cercare di alimentare voglia di fare, fiducia, senso di appartenenza, partecipazione attiva. Realizzata l’infrastruttura sociale, ci siamo dedicati al recupero delle risorse dormienti: immobili inutilizzati, tradizioni semi-dimenticate e, soprattutto, il bosco».
Che poi vuol dire lavorare il legno, ma anche preservare la biodiversità curando i crinali e il territorio dagli scombussolamenti dei cambiamenti climatici. Un catalogo online sulle opportunità di acquisto di immobili già semisistemati è stato un ottimo strumento di marketing.
E i premi non sono mancati. «Abbiamo ottenuto certificazioni importanti – borghi autentici, comuni virtuosi, bandiera arancione del Touring club -, il numero di B&B e ristoranti è aumentato, siamo diventati una piccola destinazione con numeri via via sempre più significativi – commenta il giovane sindaco -. Credo che di replicabile ci sia il metodo, le visioni, il modo di impostare il lavoro, ma le misure, le azioni concrete vanno adeguate alle specificità di ogni singolo territorio e comunità attraverso un’analisi dei punti di forza e di debolezza».
Insomma, il modello Biccari fa storia e ribadisce che nei nostri borghi, nei territori montani e marginali ci sono tante energie sopite che se opportunamente abilitate possono generare occasioni, possibilità, traiettorie di sviluppo. «Queste nostre aree vanno viste dal resto del Paese e dalla politica, come parte della soluzione e non del problema – è la linea di pensiero di Mignogna -. L’Italia ha e avrà ancora bisogno dei piccoli comuni e, soprattutto, dei loro abitanti, di chi sceglie cioè di restare in luoghi forse meno comodi e meno serviti, ma straordinariamente strategici per il presidio territoriale e l’equilibrio demografico». Insomma, investire sui piccoli borghi conviene a tutti.
Fonte: www.ilsole24ore.com