Siete nei pressi della Torre, giusto? Bene. Prendete via Lippi, adesso. Superate, alla vostra destra, l’enorme quercia che fa nasconde una delle case più antiche del borgo. E, mano a mano che la via si stringe, costeggiate il retro dell’imponente Palazzo Goffredo. Tra porte chiuse e case ancora abitate, dopo il caratteristico Portone – una vera e propria corte interna che ha mantenuto molto del fascino e delle atmosfere di un tempo – e la trattoria dedicata, non a caso, a fanti e briganti, proprio quando il vicolo sembra diventare cieco, se siete attenti potrete notare un rilievo in pietra sporgersi in alto, da un angolo della casa. È una faccia. Sembra fare la linguaccia ma, in realtà, c’è poco da ridere. Rappresenta Domenico Lippi, ucciso esattamente in quel punto. E, insieme a lui, molte altre cose. A cominciare da quelle drammatiche giornate dell’Unità d’Italia, dalla quella che ormai nessuno più nega essere stata una vera occupazione del Sud, dal controverso fenomeno del brigantaggio, dalle fucilazioni di massa, dalle tante vittime – come Lippi – dell’una e dell’altra parte, in quella sorta di perenne divisione che caratterizza la storia italiana.
Perciò camminare per via Lippi, in un certo senso, significa ripercorrere la storia d’Italia e del Mezzogiorno, in particolare. E, con un po’ di curiosità, scoprire pagine tanto tragiche quanto sconosciute.
Il cortometraggio su Domenico Lippi
In un piccolo centro del Sud, la vita era molto dura. La fame dei contadini, spesso costretti ad abbandonare i propri figli alla “Ruota dei Proietti” per guadagnare un piccolo sussidio comunale, lo sfruttamento dei pochi proprietari terrieri che non lasciavano nulla ai lavoratori. Gli abusi sulle donne, solo per un tozzo di pane. I primi moti unitari, con piccole organizzazioni che mandavano fondi a Garibaldi per le sue battaglie. Sono episodi comuni in tanti centri del Sud Italia dove i Borboni stentarono a lasciare il proprio Regno. Il farmacista del paese, Domenico Lippi, dopo una giornata di lavoro, viene invitato ad uscire in strada dalla folla inferocita, che richiama i migliori versi Manzoniani dei Promessi Sposi. Quella ingenua sortita gli costò la vita, a causa dei suoi ideali unitari. Barbaramente ucciso davanti casa, di lui rimane un piccolo simbolo di marmo nell’angolo della strada. Ormai dimenticato da tutti ora è diventato un eroe cittadino.
Un via per i Martiri di Pontelandolfo
Nel 2014 Biccari è tra i primissimi comuni a recuperare la memoria storica attraverso una revisione della toponomastica risorgimentale. La vecchia via Bixio, intitolata ad un feroce e spietato generale di Garibaldi, uccisore di tantissimi meridionali, diventa Via dei Martiri di Pontelandolfo, in onore del paesino campano letteralmente distrutto dai “liberatori”.