Succede che la cosa più moderna e tecnologica dei nostri paesi metta radici nella cosa più antica, legando con un filo invisibile la storia millenaria della nostra Terra. Così l’installazione di una pala eolica permette il ritrovamento della più antica sepoltura del Neolitico nel sud Italia, risalente a circa 7500 anni fa. E porta alla luce una donna fra i trenta ed i quaranta anni con un importante corredo funerario: un vaso a collo vicino al cranio, una ciotola emisferica dipinta a bande brune, vicino agli arti, una punta di selce sul calcagno destro e poi, accanto alla testa, resti di ossa di grossi animali domestici, mentre sul pavimento c’erano cenere e pezzi di carbone, mescolati a grumi di ocra rossa, tutti elementi che confermano l’importanza della donna nel suo mondo. Una vera e propria Signora, appunto.
Intorno alla grotticella funebre, gli scavi hanno restituito un intero villaggio, probabilmente utilizzato dai suoi antichi abitanti in cerca di terreni fertili e, oggi come allora, di colline ventilate. Ed oggi come allora, anche la Signora del Neolitico di Biccari è stata costretta ad emigrare in un altro posto, nella vicina Manfredonia, dove è ospite del locale museo. Si spera, temporaneamente.
Il libro sulla Signora
Ha riposato per 7500 anni, sulla collina del vento, lì dove svetta oggi una imponente pala eolica. La “signora” di Biccari, tornata a vedere la luce tra le mani di caparbi archeologi, è ora ospite del museo di Manfredonia, dove sarà presto oggetto di una mostra. L’hanno chiamata così, con una certa dose di rispetto, gli addetti ai lavori perché rappresenta uno dei più straordinari ritrovamenti dell’età del Neolitico, la più antica testimonianza nel sud Italia. Gli scavi, durati un anno, sono stati avviati nell’ambito dei controlli della Soprintendenza per i beni archeologici della Puglia durante la realizzazione di un parco eolico, nel comune foggiano, ora in funzione. Ma chi era la signora di Biccari? Una persona molto importante, forse il capo di un gruppo di contadini neolitici che, nei mesi più caldi dell’anno, salivano dalla pianura sottostante scegliendo i terreni fertili delle colline ventilate per coltivare cereali, attività alla quale erano deputate prevalentemente le donne. Aveva fra i 30 e i 40 anni, età matura per i Neolitici, che morivano intorno ai 20 anni. Era destrorsa, come dimostrano le analisi delle ossa, e come gli altri componenti del gruppo viveva una quotidianità di intenso lavoro: infatti sul suo scheletro, da un esame antropologico, emergono le tracce di attività ripetitive e usuranti per la colonna vertebrale. L’aumento dei muscoli delle gambe indica la percorrenza di terreni scoscesi. I denti, senza carie e tartaro, indicano una dieta a base di proteine animali e di cereali, e l’usura di alcune parti è spiegabile con l’utilizzo della bocca come terza mano per l’intreccio di canestri o la concia delle pelli. a scoperta, avvenuta sotto la direzione scientifica di Anna Maria Tunzi, funzionario responsabile della Soprintendenza, ha un immenso valore perché data a ritroso, tra il 5620 e il 5740 avanti Cristo, le ossa ritrovate in una sepoltura insolita per quel periodo. A indicare l’importanza della donna che vi giaceva è innanzitutto il tipo di tomba realizzato per lei, e cioè a grotticella,
un pozzetto laterale di accesso e dalle grandi dimensioni. Di solito, invece, i ritrovamenti di quel periodo testimoniano l’utilizzo di tombe a fossa, una delle quali è stata poi trovata nell’ambito dello stesso scavo ma datata successivamente. Gli archeologi, coordinati dalla responsabile di scavo Mariangela Lo Zupone, hanno portato alla luce un intero villaggio, con le fornaci per la cottura di cibo e ceramica, le fosse di combustione, gli ambienti di lavoro, un fossato a C (che di solito definisce un’area di villaggio), un acciottolato (area sulla quale lavoravano), un pozzo, buche dei pali di capanne e le due tombe. All’interno di una delle capanne, sono stati trovati una piastra di cottura e un focolare. Ma quel che più ha emozionato, è stato il ritrovamento di un importante corredo funerario, cosa insolita per il Neolitico: un vaso a collo vicino al cranio, una ciotola emisferica dipinta a bande brune, vicino agli arti, una punta di selce sul calcagno destro. E poi, accanto alla testa, resti di ossa di grossi animali domestici, mentre sul pavimento c’erano cenere e pezzi di carbone, mescolati a grumi di ocra rossa (che simboleggia il sangue). Tutte probabili testimonianze di rituali in onore della defunta. Elementi che confermano l’importanza della donna nel suo mondo. Insolita anche la posizione: non rannicchiata, ma allungata sul fianco sinistro con le gambe leggermente flesse e il viso rivolto a est, a guardare il sole sorgere. MARA CHIARELLI