Licia Granello, grande giornalista di Repubblica, firma di lusso dei I Sapori e food editor di fama nazionale, in una sola frase ha riassunto il valore, simbolico oltre che economico, dell’olio extravergine di oliva. “Se avete un amico che fa l’olio bene – ha scritto – comprate una tanica d’acciaio e andate a trovarlo, sapendo che non lo pagherete mai abbastanza”. Come a dire: non ha valore.
Ecco, pensate adesso a cosa può significare tutto questo per la gente di Biccari e dei Monti Dauni. Qui l’olio non è considerato un alimento, un prodotto o, peggio ancora, un condimento. Qui è molto di più. È un bene prezioso, frutto di un duro lavoro e di un grande, grandissimo rispetto per la Terra. È segno di civiltà secolare, di tradizione familiare, di identità, di appartenenza, di legame.
Non credo di esagerare nel dire che è qualcosa che rasenta la sacralità.
Ok, se pensate che sono il solito esagerato, vi propongo un giro in paese durante il periodo autunnale. Per essere sicuri, diciamo attorno alla fine di ottobre, inizio di novembre. Vedrete una specie di rito collettivo che coinvolge tutte le famiglie. Un traffico inusuale di mezzi agricoli trasporta gente, cassette, scale, bidoni e olive dalla campagna ai frantoi. Anche per più volte. Un lavorio incessante e frenetico scandisce le faticosissime settimane dei trappitari.
Ora, se avete l’amico suggerito da Licia Granello bene, altrimenti fa niente. Non importa.
Appena sentite un profumo forte ed intenso, entrate nel primo frantoio che incontrate. Tranquilli, se non conoscete nessuno farete amicizia che nei Monti Dauni funziona così. Chiedete di assaggiare il primo olio, magari versato a filo su una fetta di pane. Scoprite il suo sapore quasi amarognolo. Se vi pizzica la gola è lui.
I Frantoi di Biccari
Potete farvi pizzicare la gola dall’olio dei frantoi Iusi, Pavia, Checchia e Vicarium.